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VI PRESENTO IL PRIMO PEZZO DI FIAMME E SOSPIRI, FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE CON UN COMMENTO! 🙂

Carlo era decisamente assonnato, quella mattina. La sera prima era andato a dormire davvero tardi, dopo ben tre tentativi di procreazione con sua moglie Letizia. Erano ormai settimane che ci provavano, e dopo svariati tentativi fatti in orari e luoghi sempre diversi, la situazione era diventata quasi ridicola.

Letizia ormai coglieva ogni occasione disponibile per fare sesso con lui, il che era piacevole, ma anche molto stancante; se poi lo faceva stare sveglio tutta la notte, diventava difficile essere un minimo sveglio a lavoro il giorno dopo.

Parcheggiò l’auto in una via semicentrale e si diresse verso il solito bar dove andava a fare colazione prima del lavoro. Arrivò li davanti, e si accorse che era chiuso.

Fu una sorpresa: ormai frequentava quel locale da anni, e lo aveva sempre trovato aperto la mattina, con i baristi piĂą veloci della media, che non lo facevano aspettare col rischio di arrivar tardi.

Sbuffò, e si guardò intorno. In quel momento notò un piccolo bar dall’altra parte della strada. Aveva un’insegna arancione, e delle piantine agli angoli inferiori della vetrina. Attraversò, ed entrò dentro, sperando di riuscire a bere un caffè decente.

Si ritrovò in un ambiente piccolo, ma molto carino. Era pieno di divanetti in pelle, con dei strani tavolini romboidali, ed un bancone rosso, dietro al quale si vedeva una quantità davvero enorme di alcolici, in particolare gin di tantissime qualità diverse. La radio suonava una canzone di Alessandra Amoroso, che in qualche strano modo, si abbinava perfettamente all’atmosfera del posto.

Dietro il bancone c’era un uomo sulla trentina, piuttosto alto. La cosa che lo colpì subito, era che aveva vari tatuaggi sulle braccia, e un’aria da duro. Quello lo notò, e gli rivolse un sorriso.

<<Buongiorno>> esclamò mentre Carlo si avvicinava al bancone con un tono gioviale, che poco si abbinava al suo aspetto burbero.

<<Buongiorno>> rispose lui <<Posso avere un caffè ed un cornetto alla nutella?>>

<<Immediatamente>> replicò quello, sorridendogli di nuovo. Gli porse subito un cornetto, e si mise a preparargli il caffè.

Carlo lo osservò meglio: portava dei radi capelli biondi, e aveva gli occhi di un verde brillante. Al centro del suo viso spiccava un naso decisamente imponente, leggermente a patata, con al di sotto delle labbra carnose; il suo mento aveva una piccola fossetta al centro, che unita alla sua mascella prominente, dava al suo volto un aspetto scolpito.

Se avesse dovuto descrivere il suo fisico con una parola, probabilmente sarebbe stata “spesso”. Aveva un torace muscoloso, e dei bicipiti così pompati che gli facevano venire voglia di andare in palestra solo a guardarli, mentre le gambe sembravano dei tronchi d’albero.

<<Ecco qui>> esclamò quello, porgendogli il caffè.

<<Grazie>> replicò Carlo. Cominciò a sorseggiarlo, e si rese subito conto che aveva un buon sapore.

<<Non male>> gli disse <<E’ difficile trovare un buon caffè , spesso lo fanno troppo acquoso>>

Il barista gli sorrise ancora <<Grazie. Non l’avevo mai vista qui, è nuovo del posto?>>

Carlo rise.

<<Direi proprio di no, lavoro in un’azienda due isolati più avanti da quasi quattro anni>>

L’altro alzò le spalle.

<<Allora è stata una sfortuna vederla solo oggi nel mio bar>>

Carlo sorrise. Quel tipo sembrava affabile e simpatico, a dispetto della sua aria da cattivo ragazzo, e la sua voce era grave ma gentile.

<< Piuttosto, come mai è vuoto? E’ molto carino, mi aspetterei molta più gente!>>

L’altro cambiò espressione.

<<Purtroppo l’ingresso è troppo piccolo, viene notato poco. E poi gli altri bar mi fanno una concorrenza da paura. Ma ho intenzione di mettere un’insegna che attragga più clienti a breve>>

Carlo annuì.

<<Comunque il caffè era buono, e anche il cornetto. Quanto le devo?>>

<<Uno e ottanta, grazie>> rispose l’altro, mentre andava alla cassa e gli faceva lo scontrino.

Carlo gli porse i soldi.

<<Allora ci vediamo>> gli disse il barista, sfoderando di nuovo un sorriso a trentadue denti.

<<Buona giornata>> rispose Carlo, mentre usciva.

Mentre andava a lavoro ripensò al barista, e senza sapere bene perchè, gli venne da sorridere.

Ritornò a casa verso le otto, totalmente sfinito. Scese dall’auto e osservò la sua villa principesca, estesa su tre piani, e circondata da un giardino enorme, con svariati tipi di fiori e alberi di ciliegio, fichi, e ulivi.

Guardò la porta, e sospirò. Una volta entrato, sapeva che la moglie avrebbe nuovamente cercato di fare sesso con lui, ma dopo oltre quindici volte che l’avevano fatto nella settimana precedente, era giunto al limite. Voleva riposarsi e basta, magari guardare un film, sicuramente non doverla di nuovo penetrare.

Aprì la porta, e si ritrovò nell’ampio ingresso, che aveva i soffitti altissimi e un archetto che conduceva verso il disimpegno. Poggiò la ventiquattr’ore sul divanetto, e si diresse verso la cucina.

Una volta nella stanza, vide sua moglie Letizia che armeggiava con pentole e padelle, voltata di spalle. Nell’istante in cui lo sentì, si voltò immediatamente.

Era sorridente come al solito, e anche col grembiule da cucina, era molto carina. Aveva capelli biondi liscissimi, che le ricadevano sulle spalle, ordinati e lucenti. Il suo volto era regolare, con zigomi alti, occhi nocciola e una bocca sottile ma molto invitante.

<<Ciao caro>> esclamò Letizia, posando le pentole sul fuoco, e avvicinandosi a lui <<Stavo finendo di preparare la cena…Ti ho fatto polpette e pitta di patate>>

Carlo sorrise. Era bello tornare a casa e trovare pronto, e sperò che per quella sera una cenetta romantica senza dessert erotico sarebbe stata sufficiente.

Le sue speranze furono disilluse quando Letizia gli si avvicinò di più, piegò la testa di lato, e si fece avanti per baciarlo.

Lui cercò di impostarlo come un tranquillo bacio a stampo, ma lei gli mise le braccia intorno al bacino, e cominciò ad usare la lingua. Lui rispose suo malgrado, sperando che la cosa si fermasse lì.

Il contatto durò una decina di secondi, poi Letizia si staccò, e pian piano fece scivolare una delle sue mani sul cavallo del marito.

<<Cosa ne dici, ci spostiamo in camera da letto?>>

Carlo non sapeva cosa risponderle. Gli sembrava assurdo dire di no a sua moglie, che voleva solo fare sesso per concepire il bambino, ma al tempo stesso non aveva proprio voglia in quel momento.

<<Stasera no!>> esclamò, in modo più duro di quanto avrebbe voluto.

Lei rimase a bocca aperta, e mise su un espressione piuttosto contrariata.

<<Come no?>> gli chiese, aggrottando le sopracciglia e chiudendo le labbra.

Carlo non voleva essere aggressivo, ma sentire la sua voce che pretendeva di fare sesso di nuovo, con quell’atteggiamento prepotente, fece emergere in lui una rabbia che non sapeva di avere.

<<Semplicemente no>> replicò a denti stretti, scandendo le parole lentamente <<Non ne ho voglia stasera>>

Letizia rimase con un’espressione attonita per qualche secondo, poi alzò gli occhi al cielo.

<<Potevi dirlo che non volevi davvero avere un bambino>> esclamò rabbiosa << Non ti impegni davvero, sono l’unica che ci sta davvero provando, senza contare che soddisfare tua moglie dovrebbe essere un piacere, non un dovere>>

Carlo era incredulo << L’abbiamo fatto in continuazione nell’ultimo mese! E’ assurdo che tu mi dica questo quando non abbiamo fatto altro che scopare!>>

Lei si arrabbiò ancora di più.

<<Lo dici come se fosse una cosa negativa! Conosco molti uomini che sarebbero felici di fare sesso con me ogni sera!>>

Carlo a quel punto era fuori di sè dalla rabbia.

<<Allora vai con uno di quelli, e lasciami in pace>> replicò allora allontanandosi da lei << Oppure soddisfati da sola>>

Lasciò la stanza, dirigendosi verso il portone d’uscita.

<<Dove stai andando?>> esclamò lei, con la voce più rabbiosa che mai.

Lui non rispose, e varcò la porta senza guardarsi indietro.

Stava vagando in auto da più di venti minuti ormai. Era ancora arrabbiato, e non poteva fare a meno di chiedersi come mai sua moglie avesse reagito così. Non gli sembrava una richiesta assurda la sua, dopotutto una serata di risposo era il minimo.

Non sapeva dove andare. Pensò di chiamare un paio di amici per bere insieme, ma non si sentiva molto di compagnia, quindi decise di restare da solo.

Quasi meccanicamente, finì per guidare verso la zona dove lavorava. Si ritrovò nella strada dove si trovava il bar in cui era stato quella mattina. Senza pensarci troppo, parcheggiò, e scese dall’auto. La musica si sentiva da fuori, un raggaeton piacevolmente allegro.

Varcò la porta del locale, con in mente solo il desiderio di bere tanto alcool da scordarsi delle pretese della moglie.

Una volta dentro, ritrovò l’ambiente informale che aveva già visto la mattina, ma questa volta era molto più figo. Il bar era pieno di lucette bianche e rosse, disposte sui muri e sul soffitto, e su ogni tavolino c’era una candela colorata, abbinata a tovaglie molto belle.

Nel locale c’era solo una coppia, mentre tutti gli altri posti erano vuoti. Lui si diresse direttamente al bancone, dove c’era il proprietario, intento a leggere qualcosa sul suo tablet.

<<Ciao>> esclamò Carlo, sedendosi su uno degli sgabelli in pelle.

L’altro alzò gli occhi, e non appena lo vide gli sorrise, e posò subito il tablet.

<<Buonasera>> rispose in tono gioviale <<Due volte in un giorno! C’è una congiuntura astrale particolare, forse?>>

Carlo rise.

<<Se chiami litigare con la propria moglie una congiuntura astrale, allora hai certamente ragione>>

L’altro contrasse la mascella, e assunse un’espressione interessata.

<<Mi dispiace>> disse semplicemente <<Qualcosa di serio?>>

Carlo alzò le spalle, e non rispose.

Il barista attese qualche istante, ma quando si rese conto che l’altro non avrebbe replicato, cambiò argomento.

<<Allora, cosa ti posso dare?>>

Carlo riflettè qualche istante.

<<Un bel cocktail a tua scelta, basta che sia forte!>>

L’altro sorrise.

<<Agli ordini>>

Si allontanò un paio di minuti, e ritornò con un bicchierone, pieno di un liquido di colore azzurro con pochi cubetti di ghiaccio.

Lo porse a Carlo, con un sorrisone sulla faccia.

<<Che cos’è?>> chiese lui, incuriosito.

<<E’ una mia invenzione. Provalo, e poi mi dirai>>

Lui avvicinò il bicchiere alla bocca, e cominciò a sorseggiare.

All’inizio fu investito dalla quantità indecente di alcool che il cocktail conteneva, ma subito dopo cominciò a sentire un sapore dolce e amarognolo al tempo stesso.

<<E’ buonissimo>> esclamò subito dopo, ed era vero, faceva venire voglia di berne sempre di più.

<<Grazie, grazie>> rispose l’altro, facendo un lieve inchino.

Carlo rise.

<<Sei proprio bravo, mi sorprende davvero che non ci sia più gente nel locale, è davvero carino>>

L’altro assunse un’espressione sconfortata.

<<Lasciami perdere, non so più cosa fare a riguardo. Stasera avevo organizzato una serata per coppiette, con non poco impegno tra l’altro, e puoi vedere da te il risultato>>

<<Mi dispiace>> esclamò sinceramente Carlo <<L’idea è buona, non capisco nemmeno io come mai il locale sia vuoto>>

L’altro alzò le spalle.

<<Comunque non parliamo dei miei problemi, chi viene qui viene per dimenticare i suoi, non per farsi intristire dal barista!>>

Carlo rise.

<< Credo che con un altro paio di questi cocktail, i miei saranno solo un ricordo, in effetti. Fino a domattina, almeno!>>

L’altro aggrottò le sopracciglia.

<<Sai, stamattina avrei giurato che tu non avessi il minimo problema. Sei entrato qui dentro con il tuo completo, la tua ventiquattr’ore, e con una sicurezza in te devastante!>>

Carlo rise.

<<Bè, è il modo in cui mi piace presentarmi>> esclamò sorridendo <<Ma non è detto che corrisponda alla realtà>>

L’altro lo osservò per qualche istante, rimanendo in attesa di sentire di più. Carlo lo guardò dritto nei suoi occhi smeraldo, e istintivamente gli venne voglia di aprirsi.

<<Niente, il fatto è questo: io e mia moglie stiamo cercando di avere un bambino, e pretende sempre che io faccia sesso con lei. In continuazione. Stasera le ho detto di no, e lei mi ha fatto un casino che non finiva più. Così ho preso, e me ne sono andato>>

L’altro fece un sorriso incredulo.

<<Cavolo, mi hai investito con un bel pò di materiale, bello! Non mi aspettavo tanta sincerità tutta in una volta>>

Carlo fece un’espressione interdetta e un po’ dispiaciuta.

<<Scusa, forse ho esagerato>>

L’altro lo bloccò subito con un movimento della mano.

<<Non devi scusarti. Hai una bella voce, è un piacere ascoltarti>>

In quel momento scattò qualcosa. Fu come un click. Uno scambio di sguardi, una collisione di intensità, un rimbombo di intenzioni.

Carlo rimase immobile per qualche istante, poi abbassò gli occhi, e continuò a sorseggiare il suo cocktail.

In quel momento entrarono nel locale due coppie.

<<Finalmente>> sussurrò il barista, sorridendo <<Ti lascio col tuo cocktail, vado ad accoglierli>>

<<Certo>> replicò Carlo, evitando ancora di guardarlo direttamente.

Fece due grandi sorsi dal bicchierone, mentre la sua mente processava quello che era appena successo. L’alcool cominciava ad ottenebrare i suoi pensieri, ma ciò non gli impedì di realizzare che quel momento imbarazzante gli aveva fatto piacere.

Rimase qualche minuto da solo, guardando un po’ instagram sul cellulare, e una volta finito il cocktail, si voltò, cercando con lo sguardo il barista, per ordinare qualcos’altro.

Vide che quello stava parlando con la coppia appena arrivata, prendendo le loro ordinazioni, ma non appena lo vide, gli sorrise e gli fece cenno di aspettare.

Nemmeno un minuto dopo, era di nuovo da lui.

Carlo vide che era evidentemente contento. Doveva significare molto per lui vedere nuovi clienti nel suo locale.

<<Allora>> esordì guardandolo <<Questo primo cocktail è stato fenomenale. Ora sono incerto se prenderne un altro uguale, o provare qualcosa di diverso>>

Il barista si appoggiò con le mani sul bancone, e si fermò a riflettere su cosa consigliare al cliente. Carlo non potè fare a meno di notare le sue braccia, spesse e muscolosissime. Erano molto ben definite, e i tatuaggi su di esse sembravano quasi prendere vita per quanto erano spinti in fuori.

<<A questo punto ti faccio provare un’altra delle mie creazioni>> esclamò evidentemente orgoglioso <<Si chiama “Spaccaputtanelle” !>>

Carlo scoppiò a ridere.

<<Non dirmi che hai messo un nome del genere sul menĂą ufficiale!>> chiese stupito.

<<Nooooo!>> rispose l’altro, gioviale <<E’ un nome informale….di certo non dico alle puttanelle che vengono qui che è dedicato a loro! Sai, vorrei conservare qualche cliente!>>

Carlo rise ancora di piĂą.

<<E va bene, vada per questo “Spaccaputtanelle” allora>>

L’altro lo guardò fisso negli occhi, e poi gli fece un’occhiolino.

<<Non te ne pentirai!>>

Senza aggiungere altro, si voltò e cominciò a preparare il cocktail.

Carlo non potè fare a meno di notare la sua straordinaria corporatura. Era molto molto tonico, e avendo la maglietta un po’ stretta, si vedeva un pezzo di pelle appena sopra i pantaloni. Questi ultimi erano larghi, e facevano intravedere una striscia di mutande rosso scuro.

Dopo nemmeno un minuto, il barista si voltò stringendo fra le mani un cocktail di un colore indefinibile, a metà tra il grigio e l’amaranto.

<<Ecco qui, mio caro amico>>

Carlo lo afferrò, e mentre l’altro aspettava di vedere se gli piacesse, bevve il primo sorso. Fu assalito da una decina di sensazioni contrastanti, che dopo qualche istante si riunirono in un impatto davvero molto gustoso.

<<Allora?>> gli chiese il barista, interessato al suo giudizio.

Carlo scosse le spalle.

<<E’ buonissimo>> esclamò poi con un sorriso <<Ma penso che tu lo sapessi già, sei davvero bravo!>>

L’altro sorrise, inorgoglito.

<< Ma grazie, sir!>> rispose facendo un piccolo inchino.

Carlo rise, e si stupì di sè stesso. Non si sentiva così disteso da settimane. Certo, probabilmente era merito soprattutto delle quantità ingenti di alcool che stava ingurgitando, ma cominciò a sospettare che ci fosse qualche altro motivo.

<<Comunque io sono Carlo>> esclamò all’improvviso, porgendogli la mano.

L’altro fece lo stesso, e gliela strinse con forza. Nell’istante del contatto, avvertì qualcosa. Quella stretta era potente, e calorosa, e piena di trasporto. E lui sentì che si stava lasciando andare sempre di più.

Era una sensazione piacevole, ma anche troppo trascinante per i suoi gusti.

<<Io sono Roberto>> replicò l’altro <<E’ davvero un piacere conoscerti>>

Ci furono alcuni istanti in cui i due continuarono a tenere le mani avvinghiate, poi Carlo si staccò, con più veemenza di quanto avrebbe voluto.

Fece un altro enorme sorso dal suo cocktail.

Qualcuno dietro di lui chiamò Roberto, e lui si affrettò ad andare.

Carlo rimase di nuovo da solo, e continuò a bere. In quel momento ripensò a quando sarebbe dovuto tornare a casa, e si rese conto che non gli andava affatto.

Circa due ore dopo, Carlo era completamente ubriaco. Nel frattempo il locale si era riempito, e Roberto ne sembrava molto contento. Si muoveva avanti e indietro, soddisfando le richieste dei vari clienti, sempre col sorriso sulla faccia. Durante la serata era passato un altro paio di volte ad accertarsi che si stesse trovando bene, cosa che lui aveva molto apprezzato.

Ad un certo punto Carlo si era reso conto di essere completamente ubriaco. Sentiva la testa che gli girava, e non aveva il totale controllo delle sue azioni. Fece per alzarsi, ma si rese immediatamente conto che in quelle condizioni non poteva andare da nessuna parte, sicuramente non con la sua auto.

Estrasse il telefono dalla tasca, e vide quattordici chiamate perse, tutte da parte di sua moglie. Sbuffò. Non voleva affrontarla in quel momento, ma sapeva di doverla chiamare per rientrare.

<<Ehi!>> sentì dire alle sue spalle, mentre due mani salde lo afferravano, una da un braccio, e l’altra da un fianco.

Si voltò, e vide Roberto dietro di lui. Così vicini, si notava la differenza d’altezza tra i due, di quasi dieci centimetri.

<<Ehi>> replicò Carlo, ridacchiando, cercando di staccarsi dalla fortissima stretta dell’altro.

<<Stai decisamente barcollando>> replicò Roberto, ridendo a sua volta <<Credi ci sia la possibilità che tu sia ubriaco?>>

Carlo fece un’espressione seria per qualche istante, poi scoppiò a ridere.

<<Mi sa di si!>> biascicò, continuando a ridere come se fosse la cosa più divertente del mondo.

<<Non puoi guidare in queste condizioni>> sentenziò quello, lanciandogli un’occhiata molto seria <<Ti chiamo un taxi>>

Carlo protestò vivacemente, sempre barcollando.

<< Ma non posso lasciare la macchina qui!>>

<< Ma si che puoi>> replicò l’altro <<Questa zona è piena di telecamere, non te la ruba nessuno….Domani mattina vieni con l’autobus, e la riprendi>>

Carlo riflettè per secondi interminabili, poi riuscì ad accettare che sembrava una buona idea.

<<E va bene>> disse semplicemente.

Roberto gli passò una mano intorno al collo, e lo accompagnò all’uscita.

L’altro si lasciò trascinare, appoggiandosi con fiducia al barista, nonostante lo avesse appena conosciuto.

Una volta fuori, Roberto estrasse il cellulare, e compose il numero dei taxi. Carlo rimase accanto a lui, sentendosi fuori di sè come non gli accadeva da un sacco di tempo. Tutto il suo corpo fremeva, e in quel momento non voleva assolutamente staccarsi dall’abbraccio.

<<In cinque minuti il taxi sarà qui>> gli comunicò con un sorriso.

Carlo cambiò espressione in un istante.

<<Così poco?>> gli chiese, deluso.

L’altro scoppiò a ridere.

<< Volevi restare tra le mie braccia un altro pò?>> gli chiese scherzando.

<<Si>> replicò Carlo, immediatamente e senza rifletterci.

L’altro rimase stupito, e subito lui si rese conto di quello che aveva detto.

<<Abbracciami per bene, allora>> replicò Roberto, con grande stupore di Carlo, piazzandoglisi di fronte, con le braccia aperte.

Quest’ultimo ebbe un pò di incertezza, ma poi mandò al diavolo tutti i pensieri, e si fece avanti, piazzando le braccia intorno al bacino dell’altro.

Roberto sorrise, e lo strinse forte.

Rimasero così, fermi l’uno tra le braccia dell’altro, per almeno un paio di minuti.

Poi Carlo avvertì un fremito, e si rese conto con stupore che il suo pene si stava gonfiando. Si staccò d’impulso, lasciando l’altro a fissarlo perplesso.

In quel momento vide il taxi in lontananza.

Si voltò verso Roberto, e gli sorrise.

<<Grazie per la serata>> disse semplicemente.

L’altro sorrise a sua volta.

<<Grazie a te, bello. Allora ci vediamo>>

Carlo non smise di sorridere.

<<Questo è poco ma sicuro>> disse ancora una volta senza pensarci. Si accorse che si stava comportando in modo assurdo, ma decise di non preoccuparsene. Evidentemente c’era un motivo, anche se non voleva minimamente avventurarsi a scoprire quale.

Salì sul taxi, e fece ritorno a casa.

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